Cambiare costa fatica, ma viene meglio in alcuni periodi specifici. Questo effetto è stato definito il Fresh Start Effect, ovvero quella condizione per cui nei momenti di nuovo inizio, come a gennaio, noi esseri umani siamo particolarmente predisposti ad affrontare le novità e quindi anche ad introdurre comportamenti cui non siamo abituati. Ciò spiega per esempio l’effetto dei buoni propositi che si fanno all’inizio dell’anno. Ora ci troviamo a metà dell’anno in realtà, ma di fronte a noi c’è un settembre che ci prospetta un autunno diverso dai precedenti.
Il periodo di lock-down che abbiamo vissuto in questo 2020 ha stravolto il nostro modo di lavorare e tanti cambiamenti devono ancora avvenire nel mondo del lavoro. Quindi questo è esattamente il periodo ideale affinché le aziende possano dedicarsi ai loro “buoni propositi” per una ripartenza innovativa in settembre.
Alcuni segnali li stiamo già vedendo. In diverse multinazionali e non solo hanno dichiarato lo shift verso uno smart working a vita. Talvolta questa direzione è stata presa con eccessivo entusiasmo, secondo me. Questo perché prendere una decisione tale a seguito di un periodo di grande stravolgimento come quello vissuto negli ultimi mesi, rischia di non farci avere una visione completa della situazione.
Ciò che però possiamo osservare intanto è come le abitudini lavorative delle persone stiano cambiando. E possiamo partire da lì per immaginarci nuovi modi di affrontare il lavoro nei mesi a venire. Probabilmente la soluzione non sarà un totale smart working e nemmeno un ritorno alle dinamiche pre Covid-19. Essendo questo un “Fresh Start” appunto è l’occasione per costruire nuove modalità di lavoro.
Microsoft ha svolto una ricerca su 350 lavoratori dell’azienda analizzando come le loro modalità di lavoro fossero cambiate durante il periodo di lavoro da remoto forzato. L’obiettivo era capire cosa stessero mettendo in campo le persone, in una condizione di grande cambiamento. Alcuni elementi emersi dalla ricerca sono particolarmente interessanti e possono offrire delle riflessioni su come immaginarsi di strutturare delle policy di lavoro adeguate nel momento in cui come azienda si pensa di strutturare uno smart working a vita.
Cambia il modo in cui si fanno le riunioni
Fare conference call e non più meeting in presenza ha modificato la durata e il momento della giornata in cui le persone si incontrano. Microsoft ha rilevata un + 22% nelle riunioni da 30 minuti e invece una diminuzione dell’ 11% nei meeting da un’ora o più. Questo ci mostra come i lavoratori preferiscano incontrarsi più frequentemente ma per periodi più brevi.
Un nuovo Life balance, da trovare
I confini tra vita privata e vita lavorativa si fanno sempre più sottili e su questo aspetto le aziende dovranno fare particolare attenzione, per evitare che le persone vadano in burn out. Microsoft infatti rileva come ci sia stato un aumento del 52% nei messaggi di posta elettronica o messaggeria istantanea inviati a colleghi tra le h 18 e le h 24. Questo potrebbe anche essere il riflesso di un tempo investito in modo diverso. Ovvero commissioni personali che trovano spazio nell’orario diurno e lavoro la sera. In generale però l’equilibrio nel proprio tempo di vita (privata e lavorativa che sia), è una dimensione da preservare.
In conclusione quindi, per tutti i sostenitori dello smart working a vita, l’invito che lancio è quello di non prendere decisioni sulla scorta dell’entusiasmo di questo periodo. Ma piuttosto di osservare con attenzione i cambiamenti nelle abitudini delle proprie persone e costruire nuovi modi che siano adeguati sia per loro che per la leadership.
Psicologa e autrice di